EVENTI
Riflessioni post Webinar - Web 3.0 tecnologie, applicazioni e scenari futuri nel turismo
ALBERTO AMEDEO CALDERONI
Il primo webinar targato #DestinAction ha provato a stimolare la curiosità (anche dei più scettici!) riguardo al ruolo che il dirompente mondo del #web3.0 può avere nell’ambito turistico – e non solo.
La formula è semplice: mezz’ora a disposizione per ciascuno dei tre speaker e Q&A aperta. Per chi se lo fosse perso, non temete: trovate un replay del webinar a questo link.
Se da una parte era necessario in prima istanza dare un’infarinatura generale su origine, applicazioni e scopi di tecnologie come #VR #AR e #blockchain, il focus principale è stato poi riportato puntualmente sull’utilità di questi strumenti a servizio delle destinazioni turistiche.
Come dite? Vorreste approfondire fin da subito gli argomenti trattati? Eccovi allora serviti alcuni spunti tratti direttamente dai racconti dei nostri speaker. Buona lettura!
P.S. Appuntamento a gennaio per un secondo webinar tutto da vivere, #save the date!
Realtà virtuale, realtà aumentata e sviluppi futuri
Manuel Bazzanella ha aperto le danze raccontando obiettivi e scenari futuri delle tecnologie con le quali la sua azienda @DigitalMosaik lavora da circa un decennio, offrendo ad aziende e privati esperienze immersive e rivoluzionarie.
La realtà virtuale altro non è che “una tecnologia che inganna il cervello dell’utente” proiettandone l’apparato sensoriale dentro un altro contesto. Attualmente come sappiamo richiede l’utilizzo di un casco o di altri hardware simili.
La VR non è da confondere con la realtà aumentata – gemella diversa della prima – che punta a sovrapporre “a un contesto fisico-reale alcuni elementi digitali che potenziano l’esperienza fisica stessa”. Ad esempio, “Pokemon Go è stato un precursore della realtà aumentata”: quanti utenti hanno esplorato un luogo (destinazione turistica o non) e si sono persi tra le sue strade e piazze seguendo le regole di un videogioco?
Il fenomeno della realtà virtuale sta crescendo: oggi il leader nella vendita di hardware è Oculus ma “passeranno pochi mesi prima che tutti i grandi leader tech includano nella loro offerta visori e device di vario genere”. Il costo dell’hardware “non sarà più un limite; piuttosto l’ostacolo sarà “saper comunicare efficacemente le potenzialità della VR”. E ci sono già dati ampiamente favorevoli nei confronti del tridimensionale, che come racconta Manuel “assicura un coinvolgimento dei fruitori di 3.75 volte più elevato, una capacità di apprendimento del 275% maggiore e una concentrazione degli utenti 4 volte più alta”.
Anche #Facebook ha riconosciuto un’opportunità nella VR. Con il #rebranding in #Meta Zuckerberg & co. creeranno una “piattaforma informatica che fa evolvere l’attuale social network in un #metaverso all’interno del quale connettersi, incontrarsi, lavorare, imparare e giocare”. Le dinamiche del distanziamento sociale (vedere alla voce #COVID-19) e della crisi ambientale-climatica hanno solo accelerato un processo che era già avviato: “quando l’incontro fisico tra due persone non è possibile, Meta si proporrà come alternativa alla realtà fisica. Sarà sempre più difficile spostarsi, più inquinante viaggiare, più complicato ritrovarsi. Nella visione di Zuckerberg, Meta è la soluzione”. Si vuole arrivare a “una confluenza di mondo fisico e digitale, un ecosistema social #tridimensionale” verso scambi verbali e relazionali online sempre più simili a quelli offline. E ricorda ancora Manuel: “oggi, la comunicazione digitale avviene tramite uno schermo bidimensionale: guardando una foto dinamica in una cornice luminosa è difficile leggere le reazioni del corpo e gli sguardi dell’interlocutore”.
#VRGamification e turismo
Il linguaggio tridimensionale del web 3.0 non può né deve avere un approccio tecnico e freddo ma deve saper creare esperienze coinvolgenti ed emozionanti. In una parola: umane. Ecco che allora entrano in gioco i concetti chiave della #gamification: gratificazione del giocatore, sfide da superare e ricompense da ottenere.
Ed è forse nell’ambito della #VRGamification che le destinazioni turistiche – piccole e grandi – possono trovare il terreno più fertile per rilanciare il brand di una località. Le realtà immersive possono “stimolare le persone a visitare fisicamente un luogo dopo averlo scoperto digitalmente”; o ancora un videogioco può “completare l’offerta turistica, proponendo attività che mischiano fisico e virtuale, reale e digitale”.
Il coinvolgimento immersivo inoltre – con l’ausilio degli stratagemmi di gaming – sarà in grado di rendere più coinvolgenti le attività formative durante una visita. Molte istituzioni culturali – Manuel ne è certo – possono prendere spunto.
Web 3.0: entusiasmo e consapevolezza
Si alternano gli speaker ma non si interrompe il viaggio di scoperta nel mondo del web 3.0. Matteo Malatini prende la parola. Esperto di comunicazione e strategia digitale per aziende, Matteo gestisce parallelamente @TokenParty, una community di appassionati, curiosi e crypto-entusiasti che sa essere anche costruttivamente critica.
Da questo punto di vista, @DestinAction e @TokenParty hanno un forte valore condiviso: stimolare #discussione, #formazione e #diffusione di temi ancora poco diffusi e conosciuti che, tuttavia, ricoprono un ruolo di crescente importanza nella società contemporanea.
Matteo desidera fare una premessa leggermente critica: quelle del web 3.0 “sono tecnologie ancora in via di sviluppo, con limiti in termini di #usabilità e #navigabilità. I metaversi attualmente non comunicano tra loro e si tratta di un limite importante”.
Ben pochi guru sono stati finora capaci di comunicare chiaramente perché l’immersività digitale dovrebbe rivoluzionare in positivo la nostra quotidianità. Serve “fare divulgazione e sensibilizzare a un utilizzo sano di questi strumenti” ricordandosi che “dovranno sempre essere un mezzo e mai un fine”. L’obiettivo è quello di usare il web 3.0 consapevolmente per “stimolare le persone a incontrarsi anche nel mondo reale”.
Un visitatore – ad esempio – dovrà sentirsi spinto ad andare fisicamente a scoprire il luogo che ha iniziato a conoscere su una piattaforma di realtà virtuale. In questo senso una mostra d’arte allestita contemporaneamente sia in una galleria d’arte fisica sia in una stanza virtuale può interconnettere genuinamente entrambe le modalità.
La promozione digitale di una destinazione turistica
Un tassello da inserire nella discussione per meglio comprendere cosa può fare il mondo tech contemporaneo per il turismo è quello del #NeverEndingTourism: un neologismo del 2021 che si contrappone al concetto del #MordiEFuggi. Quello del N.E.T. è “un turismo che valorizza trasversalmente l’esperienza dell’utente prima, durante e dopo il suo viaggio, creando un legame forte tra visitatore e destinazione e andando oltre l’offerta tradizionale”.
In questo senso le possibilità del digitale e dell’online sono molteplici: si può “prolungare l’esperienza” avanzando, parallelamente alla scoperta reale-fisica della località, “un’offerta costruita su e-commerce di prodotti locali, check-in online, assistenza chatbot 24/7 e – certamente – attività di realtà virtuale o aumentata da aggiungere al programma di visita”.
È inutile pensare il contrario o negare l’evidenza: le destinazioni turistiche che non vogliono o non riescono a inserirsi efficacemente nelle logiche della rete perdono oggi un’enorme fetta di mercato. Occorre ricordarsi tuttavia che non basta essere presenti online: sul web infatti “vince chi si distingue, chi è memorabile e riconoscibile”.
Il metodo chiave? Catturare l’attenzione di chi scrolla per ritagliarsi uno spazio nell’oceano di internet: “gli utenti di tutto il mondo nuotano in un flusso continuo di annunci ed informazioni e – forse inconsapevolmente – sono diventati bravissimi a filtrare e dosare il loro tempo dedicato a un contenuto in base a quanto esso stuzzica la loro curiosità”.
Quale potrebbe essere il metodo migliore per riscuotere successo online? “La trasparenza di ciò che una località vuole vendere come proprio prodotto turistico è un must assoluto, dato per scontato”. Gli utenti devono sentirsi compresi e ispirati e devono poter contare su di voi. Insomma, il fattore umano delle tecnologie torna nuovamente in gioco, come già ribadito da Manuel Bazzanella. Inoltre, una destinazione dovrebbe “saper comunicare in modo semplice, coinvolgente e diretto la propria offerta di esperienze memorabili e divertenti”.
Destinazioni come luogo di incontro del mondo tech? Si può fare
Il Destination Manager Luca Caputo è arrivato a conoscere il settore dell’innovazione tech attraverso un processo inverso rispetto ai due precedenti speaker. Non si applica in questo caso una tecnologia esistente al settore turistico, ma si arriva tramite la gestione relazionale degli #stakeholder di un territorio a sviluppare eventi di supporto verso il mondo digitale.
Ma chi è il #DestinationManager? È “un po’ psicoterapeuta, un po’ diplomatico e ambasciatore. È un risolutore di relazioni, abilitatore di competenze. E ancora è un mediatore che ascolta enti, privati, aziende – piccole, medie grandi” – tutte appartenenti a un territorio che desidera migliorare la #fruizione degli utenti e il rapporto visitatore-residente.
Un anno fa Luca ha preso in mano il turismo di Alassio, perla del savonese di 10.000 abitanti incastonata in una baia. “In prima istanza, abbiamo riconosciuto l’identità e la #vision insita nell’anima del luogo, per proporne sul mercato un’immagine riconoscibile, definita, chiara”.
Ad Alassio si è deciso di puntare sul #wellbeing, un concetto ampio e trasversale di benessere fisico, mentale, sensoriale e sociale. Avviata efficacemente la strategia legata a una vision principale e fondativa (come quella del wellbeing per Alassio), nulla impedisce che una località turistica esplori anche altri canali per promuovere il proprio brand e supportare i propri residenti verso un’eco-sistema sostenibile di turismo e altri settori economici.
Luca ha deciso allora di porre il paese ligure sulla mappa degli innovatori del tech, stimolando parallelamente viaggi fuori stagione. Alassio “vuole essere incubatrice di innovazione, non solo un luogo di #coworking per #NomadiDigitali ma anche una piazza aperta in cui portatori di novità (non solo digitale) nazionali e internazionali si ritrovano per conoscersi tra loro e per incontrare gli operatori turistici liguri”.
La dimensione del gioco inserita nel wellbeing di una destinazione
La gamification e la realtà virtuale sono “fenomeni in grande crescita, è inutile pensare che siano fuffa o mode passeggere. È doveroso interpretare rapidamente cosa possono fare per le destinazioni turistiche”. Con l’introduzione di giochi dedicati al turismo ci si ricollega al concetto di never ending tourism affrontato da Matteo, di modo che “la capacità di #storytelling di un territorio non si interrompa mai”. L’idea è che “si può giocare da casa propria ma sapendo che, per sbloccare nuovi livelli, dovrò anche recarmi sul posto”. Si arriva a un’esperienza di gioco completa a tutto tondo, secondo quel concetto della gratificazione del gamer introdotto da Manuel. Non dimentichiamoci inoltre che “il valore di gioco-divertimento è esso stesso una componente essenziale del wellbeing caro alla vision di Alassio”.
Quando le startup approdano al mare
Un’altra idea portata avanti ad Alassio è quella dell’@Innovation Startup Tour, durante il quale “startup verticali del turismo si ritrovano con aziende ed enti liguri per proporre e condividere i propri progetti. A volte gli operatori turistici semplicemente non conoscono le possibilità che il mercato offre oggi, altre volte non possono permettersi di assumere nuovi dipendenti e scoprono durante eventi di questo tipo che esistono già realtà che lavorano sul loro problema e sono pronte a risolverlo. Sono nate così #creatività e #collaborazioni illuminanti”. Durante l’evento le startup partecipanti si sono affrontate anche in una #competition: l’obiettivo era scovare soluzioni capaci di approcciare efficacemente alcuni problemi specifici per la destinazione Alassio. Non è stata quindi “una premiazione fine a se stessa” ma invece una “competizione diretta proprio alla collaborazione proficua tra operatori e startupper”.
Mai sentito parlare di metaverso urbano?
Con @Alassio Gamechain City invece “sfruttando a livello di comunicazione e marketing il crescente interesse verso i metaversi, si è immaginata la città di Alassio come un luogo da vivere, una land. Per due giorni il paese “è diventato una mappa divisa in appezzamenti: ogni azienda, startup o ente ha potuto affittare temporaneamente gli spazi urbani creando il primo esperimento di metaverso urbano in Italia”. Cosa ne viene alla destinazione? “La città riceve persone reali che visitano e interagiscono, e allo stesso tempo si fa conoscere come luogo di innovazione per il digitale e il gaming”.
Inoltre, durante Alassio Gamechain City un Job Lab “ha coinvolto studenti delle scuole superiori e delle università del circondario a cui si sono raccontate le ultime novità del web 3.0 in ambito di game design, NFT, blockchain e molto altro”.
Al termine dei tre interventi sono avanzati alcuni minuti per qualche domanda. Si chiede a Luca Caputo se si siano immediatamente avviate collaborazioni tra gli operatori e le startup presenti ad Alassio. “Sono stati chiusi alcuni contratti durante la giornata di evento stessa” racconta Luca “ma la cosa ancora più interessante secondo me è la prospettiva che si va a creare. Con eventi del genere anche le piccole città stagionali di mare – e non solo i borghi – possono affermarsi nel mondo del business”. La vicinanza con generatori di professionisti (la Costa Azzurra, Torino, Milano, Genova) è un buon punto di partenza.
Dal pubblico si chiede a Matteo e Luca (Manuel si è dovuto scollegare appena prima del termine) un parere sul ruolo che il digitale può avere nei confronti del patrimonio culturale.
Matteo è originario delle Marche e ricorda ad esempio che “quando arriva un terremoto fa danni importanti. In molti casi le opere artistiche distrutte non potranno essere recuperate perché magari non esisteva un archivio digitale, a volte nemmeno un disegno su carta dell’originale. Ricreare il patrimonio culturale nel mondo digitale virtuale è fondamentale. L’ennesima opportunità strumentale per migliorare la fruizione della destinazione turistica arriva quindi da questo esempio”.
Interviene anche Luca: “per quanto utile, non è sufficiente mantenere la struttura esistente del patrimonio culturale così com’è: trasportandola da fisico a digitale, si rischia solo di peggiorare l’esperienza sensoriale del turista. La digitalizzazione del patrimonio culturale è più interessante quando si introduce ad esempio un videogioco dedicato a un museo, soprattutto quando un percorso di gaming ti spinge dentro a un museo per vincere i livelli. Rendere attrattivo il patrimonio culturale per un bambino – tramite un modo di raccontare diverso rispetto a quello classico – è un grande traguardo”.